45 anni fa, di questi giorni, a Los Angeles un gruppo di giovani, soprattutto ragazze, assassinò su ordine Charles Manson, un oscuro musicista che aveva speso quasi tutta la vita in carcere, cinque persone nella villa di Roman Polanski, tra cui la moglie del regista, l'attrice Sharon Tate, incinta all'ottavo mese. La sera successiva, in un'altra zona della città californiana, lo stesso gruppo, sempre su ordine di Manson, uccise il proprietario di una catena di supermercati e sua moglie. Entrambi i delitti si svolsero con modalità di inaudita efferatezza, con tanto di corpi squartati a coltellate e scritte col sangue sui muri.
Per mesi, gli investigatori brancolarono nel buio. Poi, grazie alla soffiata di una detenuta incarcerata con una delle ragazze di Manson (nel frattempo arrestata, con Manson e altri membri della medesima comune hippie, per accuse estranee alla duplice strage), le indagini trovarono finalmente il bandolo della matassa.
Manson e i suoi vennero processati in uno dei più clamorosi e pubblicizzati processi della storia americana.
Nel frattempo, a solo pochi mesi da Woodstock, nel bel mezzo della guerra in Vietnam, l'America si risvegliava con un inatteso "nemico interno": i propri figli.
Per un breve periodo della mia gioventù sono stato ossessionato dalla figura di Charles Manson. Non tanto come criminale, ma come simbolo di un processo esemplare che dall'utopica ricerca di una palingenesi, di un nuovo inizio, aveva condotto alla morte, alla disgregazione. Vi dedicai anche la sceneggiatura di quello che sarebbe dovuto essere il mio primo film, THE HOLE, poi diventata TOMESHA, e di cui il cortometraggio BLACK HARVEST era stato il prologo (poi abbandonato).
Non ero il solo a coltivare questa passione. In questo articolo, scritto 20 anni fa a compendio di un coinvolgimento che iniziava a scemare (mentre la sua fortuna nella cultura popolare non conosceva flessioni, da SOUTH PARK a Marylin Manson, dai Kasabian ai System of a Down), traccio a grandi linee le ragioni del mio interesse per la figura del piccolo ex detenuto, cantautore country dalla voce rasposa divenuto amico delle celebrità, guru hippie e icona di tutto il peggio che la cultura del Flower Power aveva prodotto.
Vent'anni dopo, vorrei solo focalizzare meglio due elementi che in questi anni mi sono emersi come la chiave universale per leggere questa orrenda vicenda.
Due elementi indissolubilmente correlati.
1. I MIEI GENITORI
Manson è nato nel 1934 da una ragazza sedicenne che gli diede il nome del primo marito, sposato dopo la nascita di Charles e che non era sicuramente il padre del bimbo. Manson non ha mai saputo chi fosse suo padre. La madre era sicuramente un'alcolizzata e probabilmente una prostituta. Quando Charles aveva cinque anni, la donna venne arrestata per rapina e il figlio affidato a degli zii. Nel 1942 se lo riprese: Charles cita l'abbraccio della madre uscita di prigione come il solo ricordo felice della sua infanzia. Dopo anni di stenti e vagabondaggi, nel ’47 la madre cercò senza successo di affidarlo a una famiglia adottiva. Il tribunale lo assegnò invece a un riformatorio, dove dopo pochi giorni venne sodomizzato. Dopo 10 mesi, Charles scappò dal riformatorio per raggiungere la madre. La quale rifiutò di prenderlo con sé.
2. I VOSTRI FIGLI (dalla testimonianza di Manson al processo)
"Questi ragazzi che vengono da voi brandendo coltelli, sono i vostri figli. Da voi hanno imparato, non da me. Io ho solo cercato di aiutarli ad alzarsi... La maggior parte dei ragazzi al ranch che voi chiamate The Family (la comune hippie di cui Manson era "leader", ndr) sono solo persone che voi non avete voluto, persone che ho trovato lungo la strada, che i loro genitori avevano sbattuto fuori di casa (...)
Io non sono mai andato mai a scuola, così non ho mai imparato bene a leggere e scrivere, sono rimasto in prigione e sono cresciuto stupido, e sono rimasto un bambino mentre guardavo il vostro mondo crescere, e guardavo le cose che fate e non le capivo... (...)
Mio padre è la prigione. Mio padre è il vostro sistema. Io sono solo quello che voi avete fatto di me. Io sono solo il vostro riflesso"
Condannato a morte, Manson si è salvato grazie all’abolizione della pena capitale in California. Per 12 volte la sua richiesta di libertà provvisoria è stata respinta. La prossima sarà nel 2027.
Non si trattano così le creature, e non serve a nulla prendersela dopo con Dio per quel male che abbiamo costruito noi.