• Guido Chiesa
  • Inedito

1989 — ARTICOLO Newcastle Brown Ale - racconto

C'eravamo alzati presto quella mattina. Treno delle 8.00 da Londra. Arrivo a Reading due ore dopo. Carlo, Consuelo e io.
Lei non mi era mai piaciuta. Fin da quando Carlo l'aveva rimorchiata in aereo. La prima scopata della sua vita. Due giorni prima.
La trovavo volgare, invadente. Non c'era modo di sbarazzarsene. Forse ero solo geloso. Certo non era quello che mi ero immaginato pensando alla mia prima vacanza senza genitori. Voglio dire: vi andrebbe di essere scaricato per la prima troietta incontrata in aereo? Merda.
Sul treno per Reading c'erano degli hippies. Bevevano birra e fumavano. Ci erano sembrati coraggiosi, ma arrivati in stazione capimmo meglio: il posto era invaso da migliaia di hippies. Liberi di fare tutto quello che gli passava per la testa. Come se possedessero la fottuta stazione, Reading e il resto della fottutissima Inghilterra. Ero euforico.
Tranne che per il freddo. Freddo cane. Carlo non si era portato le calze. Gli diedi una delle mie. Mi venne un callo in meno di un'ora.
Ma eravamo su di giri. Per conto nostro nella nazione hippie. Capelli lunghi e barbe ovunque. Ragazze senza reggiseni. Tutti belli e fatti. Io avevo 16 anni e non avevo bisogno di fumare per sentirmi ad altezza permanente.
Nel primo pomeriggio bevemmo del vino di cedro. Era caldo come il piscio. Mi sentii di merda. E la mia camicia marocchina rosa con i buchi non mi bastava più. Seguivo Carlo e Consuelo senza voglia. Parlai con qualche punk della prima ora. Dividendoci le birre. Fine a notte.
Avevamo solo due sacchi a pelo. Quello di Carlo e il mio. Carlo mollò il suo a Consuelo ed io e lui dormimmo insieme. Abbracciati. Dormire abbracciato ad un uomo non rientrava tra le esperienze che mi ero immaginato per la mia prima vacanza senza genitori. Ma almeno non faceva più freddo. 
Mi svegliai verso le 6.00. Migliaia di tende attorno. Colori, forme diverse. Fuochi ancora accesi. Qualche vecchio hippie con lo sguardo perso. Mi avvicinai alla tenda del Buon Samaritano e con 5 pence comprai il mio primo the al latte. Lo sputai subito. Avevo male alle ossa. Freddo e umido.
Tornai al sacco a pelo. Consuelo se n'era andata. Ne aveva avuto abbastanza. Forse la troia era giù perchè Carlo non aveva dormito con lei. Cazzi suoi. Quando la rividi due settimane dopo litigammo furiosamente. Non ho mai capito che cosa non sopportassi di lei. Era la figlia di un attore di spaghetti western e dei film di Dario Argento.
Passai la mattina a vagabondare con Carlo. Muoversi per non avere freddo. Il concerto incominciò verso le 14.00. Il giornale del festival diceva che eravamo 35mila. A me sembravano tanti.
Tutto filò liscio fino alle tre. Poi per un'ora venne giù il diluvio. Trovammo riparo sotto un ponte con un gruppo di ragazzini emaciati del Nord. Ci passavano le loro canne. Quando Manfred Mann intonò The Mighty Queen cantammo tutti in coro guardandoci negli occhi fumati e felici. Era magico. Puro.
Verso le quattro uscimmo allo scoperto. Il freddo era insopportabile, ma l'inebriante vista di migliaia di freaks bagnati era abbastanza da farcelo dimenticare. Almeno per un po'.
Ci venne a parlare un ragazzo inglese, alto, magrissimo, fradicio e seriamente ubriaco. Ci fece un lungo discorso. Interminabile. Il nostro inglese era poca cosa, ma il suo cockney era così stretto da non riuscire nemmeno a intuire l'argomento. Era spaventosamente assurdo. Dopo mezz'ora  capimmo "parlate francese?": gli lanciammo un sorriso pieno di speranza. Solo che il suo francese era peggio del suo inglese e dopo altri 30 minuti di inutili giri a vuoto eravamo pronti ad abbandonare il campo. Solo che lui che aveva perso la nozione del tempo. E insisteva. Poi la luce: "avete una macchina per Londra?". Non ho idea se si rese conto di aver sprecato un'ora della sua esistenza quando gli dicemmo che eravamo venuti in treno. Sorry.
Ci lasciò più fatto di quando era arrivato. Tanto fuori da lasciare per terra sei lattine alte di Newcastle Brown Ale. Non credo che ce le volesse regalare per ricompensarci del tempo perduto. Ci guardammo in giro. Era scomparso. Comprammo del cibo e ce le bevemmo.
Era la miglior birra della mia vita: forte, ricca, gustosa. Un vero gioiello.
Tornammo a Londra quella notte stessa. L'idea di dormire su un prato bagnato era troppo anche per i nostri sedici anni. Scendemmo alla stazione sbagliata e dovemmo camminare per due ore. Durante il tragitto non facemmo altro che parlare di quanto era buona la Newcastle Brown Ale.

Cinque anni dopo. Un mese di vacanze in Inghilterra . Abitavo da solo in un dormitorio universitario, nord di Londra. Mangiavo riso in bianco e fish & chips. Spendevo tutti i miei pochi soldi in dischi e concerti.
Una notte, in un club, incontrai il mio amico Alberto. Lui stava a casa di amici inglesi. Disse che erano giornalisti, insegnanti, intellettuali.  Mi invitò a cena per il giorno successivo. Poi non parlammo più. C'erano i Birthday Party sul palco.
Pur non avendo soldi, decisi di comprare delle birre per  i miei ospiti. Entrai in un negozio di liquori. L'occhio corse veloce alla Newcastle Brown Ale. Due sterline e mezza per sei lattine alte. Quel mese non avevo mai speso tanto per una cena. Ma non volevo fare la figura dello spilorcio. Formalismo piemontese.
La casa degli amici di Alberto era gradevole. Pura periferia londinese. I suoi amici altrettanto. Forse un po' freddi. Inglesi. Poi tirai fuori le mie lattine e le porsi al padrone di casa. Lui sorrise e le mise sulla tavola. Gli altri ospiti fecero una strana smorfia: "Chi ha portato quella miseria?", chiese uno. Volevo ucciderlo. Chiesi perché. "E` per alcolizzati", mi rispose una donna pallida. Lasciai perdere temendo ulteriori imbarazzi. Due sterline e mezza buttate ai porci. E io che pensavo che la Newcastle Brown fosse la miglior birra al mondo.
Andai in giardino. Stavano gratinando del pollo al tandoori. Non l'avevo mai assaggiato. Fissai per un po' la salsa rossa sulle ali. Parlai con uno sconosciuto di musica e altre amenità. Mi annoiavano a morte. Erano gonfi di autocompiacimento. Radical chic di merda. Tornai dentro.
Cercai una birra. Cercai una delle mie lattine di Newcastle Brown. Sparite. Cercai meglio. Le vidi tutte. Tutte e sei. Tutte nelle mani di quei fottuti snob inglesi. Avrei dovuto immaginarmelo. Teste di cazzo come queste adorano le birre per alcolizzati. Li fa sentire terribilmente proletari.