2001 — Film TV Uno struggente documento sulla fine del "fordismo"

di Aldo Fittante

Ebe (ora fisioterapista), Gianni (pescatore in Sardegna nella cooperativa "Aragosta rossa"), Vincenzo (ora lavora il legno), Pasquale (educatore in un carcere minorile) e Pietro (creatore di pupazzi in gommapiuma) all'apparenza non hanno niente in comune, tranne il fatto di vivere o di avere vissuto a Torino. Alla fine degli anni Sessanta i cinque furono i protagonisti della storica vertenza, iniziata nel 1969 e terminata negli anni Ottanta, che vide di fronte gli operai e la Fiat.

Il partigiano Guido (Chiesa) da anni fa militanza usando a volte la cinepresa, a volte la videocamera, rielaborando spesso materiali di repertorio, sfruttando sino allo sfinimento avid e moviole. In totale complicità con Daniele Vicari, prima di buttarsi nell'amato "Johnny" di Fenoglio, realizzò questo struggente film documentario, partendo dall'esperienza di cinque "piccoli indiani", ieri operai Fiat, oggi nelle "riserve" di una quotidianità serena e pacificata solo in apparenza. Chi avesse voglia di capire come si è passati dal "fordismo" alla globalizzazione, perché l'omologazione trionfi al posto dei pensieri divergenti e del sano antagonismo, come mai "la marcia dei 40 mila" segnò la fine delle lotte della classe operaia, insegua in capo al mondo Non mi basta mai, sincero come il pugno di ferro inferto dai padroni, dai vertici sindacali e dalla stampa di regime a tutti gli uomini e le donne che credevano nell'Utopia.