• Guido Chiesa
    Giovanni De Luna

1999 — PROGETTO We Are The Champions

Un programma a cura di Guido Chiesa e Giovanni De Luna
4 puntate per 55 minuti


WE ARE THE CHAMPIONS non è un programma di sport nel senso tradizionale del termine, ma un programma sullo sport, sulla cultura che lo circonda e lo alimenta.
Anche il nostro osservatorio, l’oggetto privilegiato delle nostre attenzioni sarà del tutto particolare: i corpi degli atleti visti come metafora interpretativa, parossistica ed estrema, dell’importanza assunta dal corpo nella società contemporanea.
Freud sosteneva che l’umanità aveva subito tre grosse ferite narcisistiche: Galileo l’aveva sradicata dal centro dell’universo; Darwin  l’aveva inchiodata alle sue origini scimmiesche; la psicanalisi aveva reso precario il suo stesso io, essendo l’inconscio qualcosa di assolutamente non dominabile e controllabile. Sarà la perdita della centralità del corpo la quarta, imminente ferita dell’umanità?

Tutto fa pensare di sì. La clonazione è alle porte e le biotecnologie fanno passi da gigante. C’è già chi come lo scienziato americano della Princeton University Lee Silver (su Time del 19 gennaio 1998) afferma che:  “Sarebbe certamente possibile produrre corpi umani privi di encefalo. Questi corpi privi di qualsiasi coscienza non sarebbero considerati persone e tenerli in vita come futura risorsa di organi sarebbe perciò assolutamente legale”. Creare essere umani senza cervello per utilizzare i loro corpi come magazzini per pezzi di ricambio: sarà questa la prossima frontiera del corpo umano?

Contro questa deriva tecnologica, questo smarrimento e spaesamento causato dalla perdita della centralità del corpo,  si erge ormai una nuova religione, basata su un culto sfrenato del corpo stesso, officiato da milioni di fedeli e alimentato da riti maniacalmente ripetitivi. Da un lato, attraverso una nuova sensibilità per l’alimentazione, le medicine alternative e l’ecologia ambientale. Dall’altro, ed è questo che ci interessa, questa ossessione si manifesta tramite l’esercito delle palestre, la moltitudine degli sportivi dilettanti, il trionfo dello sportivo fai-da-te. Una pratica dello sport che privilegia in chiave totalizzante l’efficienza della macchina corporea, gli automatismi robotici di esercizi estenuanti, l’idea fissa della prestazione.

In questo senso, i campioni dello sport sono gli idoli di una nuova religione del corpo. Nelle palestre, lungo le piste, nei campi di calcio frequentati dagli amatori fin dalla più tenera età, si snoda un percorso lunghissimo e travagliato, che porta in cima, su fino alle stelle, i campioni. Ma dietro ognuna di queste stelle, le uniche per cui si accendono le luci della ribalta, si agita tumultuoso un mondo affollato di sudore, doping, abusi smodati e innaturali.
Il nostro programma vuole ripercorrere al contrario questo tragitto dal basso in alto, partendo da quattro campioni in qualche modo esemplari  e scoprendo come, in una impressionante piramide, sotto di essi vi sia un mondo di cui le cronache sportive non parlano mai. Con loro, vogliamo scoprire quali sono i meccanismi, psicologici e non, che conducono alla nascita di un campione, alla sua selezione tra la miriade dei pretendenti. Utilizzando materiale di repertorio (contemporaneo e non), interviste e riprese appositamente realizzate, le 4 puntate disegneranno così i contorni di un magmatico universo sportivo ed umano.

  • MARCO PANTANI, lo scalatore che viene da una delle zone più piatte d’Italia, il ciclista pazzo che getta il cuore oltre l’ostacolo, il brutto che lancia mode come un divo del cinema americano. La punta dell’iceberg. Sotto: cinquemila società di amatori, 250 mila tesserati e oltre 600 mila cani sciolti. Questo è il mondo della bicicletta sportiva in Italia. Chi sono questi novelli Coppi che si sciroppano dai mille ai cinquemila km all’anno, spendono fino a sei milioni per una bicicletta e usano tute studiate nei laboratori spaziali?
  • MORENO TORRICELLI. Dalla Caratese alla Nazionale: perché lui c’è riuscito e altre centinaia di migliaia di dilettanti no?  Insieme al talent scout che l’ha scoperto e portato alla Juventus, cerchiamo di capire come si seleziona un campione di calcio.
  • PATRIZIO KALAMBAY. La boxe, sport che ci ha regalato allori quando eravamo poveri ed immigranti, è in via d’estinzione nell’Italia opulenta e consumista dell’Euro. Eppure, nelle periferie, tra miti della violenza e sottoproletari (italiani e non) in cerca di un’occupazione, sopravvivono le palestre in cui si allenano gli ultimi Carnera disposti a farsi massacrare di botte per un sogno di gloria. Per non parlare di kickboxing, boxe thailandese, arti marziali, culturismo, ecc.
  • MARLENE OTTEY. Bella, naturalmente simpatica, giamaicana d’adozione italiana, con una carriera lunghissima e una longevità atletica che la mette al riparo dei sospetti di doping. Il suo corpo suscita spirito di emulazione, ma anche desiderio sessuale. Sui corpi delle atlete si scarica quindi un’ulteriore pulsione: quella di proiettare nella dimensione asettica del fachirismo sportivo, le tensione emotive del desiderio che si accende per il body delle pallavoliste cubane, le grazie acerbe delle ginnaste, i gonnellini che incorniciano le lunghissime gambe delle tenniste.