Ho un rapporto ambivalente con questo film.
Scritto e realizzato in tempi rapidissimi, un'anomalia in una vicenda professionale fatta di tempi lunghi. Girato con 300 milioni in 18 giorni, nessun aiuto statale o televisivo, era la risposta allo stimolo che ci giungeva dal cinema americano indipendente americano, che in quegli anni insegnava al mondo come fare film a basso costo e alto tasso emotivo.
Mai distribuito - per via di una congiuntura sfavorevole che obbligò la Mikado, che l'aveva preso, a rinunciare perché la Fininvest gli aveva tagliato i pre-acquisti televisivi - ha girato il mondo più di ogni mio altro lavoro.
Rimane la sensazione di aver fatto il passo più lungo della gamba, ma anche l'orgoglio per averci provato.