Sul quoditiano AVVENIRE, Guido Mocellin nella rubrica WikiChiesa segnala con sorpresa, e a ragione, la mancata ovazione del mondo cattolico per la vittoria di IDA ai premi Oscar quale Miglior Film Straniero.
Premetto che, di là del premio Oscar e dei tanti altri premi racimolati qua e là nell'ultimo anno, IDA a mio parere è un film da vedere perché è uno di quei rari casi - penso in anni recenti a UNA SEPARAZIONE - dove la forma è tangibilmente sostanza e i significati emergono spontaneamente dalla forma. L'opposto della cinefilia e dell'estetismo, nonché del cinema ideologico. Poi è una parabola sulla libertà, quindi una perfetta storia evangelica.
Purtroppo - e ne so qualcosa avendolo sperimentato con IO SONO CON TE - i credenti vanno poco o niente al cinema, e si recano a vedere film su argomenti concernenti la fede solo se sono blockbuster americani, oppure se si presentano all'insegna dello "scandalo" più o meno finto (tipo The PASSION di Gibson o HABEMUS PAPAM), o infine se sono “sponsorizzati" dai maitres a penser del mondo cattolico - Ravasi, Mancuso, Bianchi, De Luca, Ferrara, ecc., i quali, ad esempio, hanno aiutato il successo di film come UOMINI DI DIO - pellicola gradevole, ma molto più “facile” e prevedibile di IDA.
Ne consegue che le sacrosante perplessità di Mocellin andrebbero prima di tutto indirizzate a queste ultime figure: hanno visto costoro IDA? Gli interessava vederlo?
Infine, sarebbe interessante “sfruttare” il successo di IDA per domandarsi se il “cinema d’ispirazione cristiana” deve essere identificato con pellicole pamphlet da sventolare come bandiere identitarie - a prescindere anche dal loro valore cinematografico - o con film coraggiosi, magari problematici, magari realizzati anche da non-credenti, ma in grado di interrogare le coscienze alla luce del Vangelo, non sbandierato “contro qualcuno” ma calato nella reale vita delle persone?
Un ultima annotazione: pur non avendo avuto nessuno sponsor, IDA ha incassato in Italia più di mezzo milione, che di questi tempi, per un film in bianco e nero su una suora polacca, vi assicuro non è poco!