Se c'è una relazione con gli altri che vorrei evitare questa è il moralismo, il giudicare a destra a manca (di persona, ma anche per via virtuale). Ovvio che non ne sono capace, ma per quanto mi riguarda rimane un orizzonte auspicabile, per non dire necessario.
In particolare, trovo insopportabile il moralismo sui cosiddetti giovani, la pletora di giudizi, anatemi e "lezioni" di cui abbondano media e social in questi giorni di tragedie estive. Lo so: sto giudicando altri, chiedo venia. Ma tra l’esprimere un parere su un adolescente o un adulto, non esito a scegliere il secondo male.
Per carità, i problemi dell’adolescenza esistono, bisogna parlarne, discuterne, ipotizzare soluzioni, ecc. Ma non sarebbe opportuno prima di tutto evitare le categorie sociologiche, generalizzanti: che cosa vuol dire "i giovani"? Sono tutti uguali? Si comportano tutti nello stesso modo? Davvero ci sentivamo così tutti uguali quando avevamo quindici, diciotto, vent’anni?
E, soprattutto, che senso ha dirgli "non dovete fare questo o quello" o "dovete essere così o cosà"? Che utilità ha sbattergli in faccia frasi che hanno come unico, profondo messaggio “non siete come dovreste essere, siete sbagliati”?
Chi sarebbe stato d’accordo - quando avevamo quell’età – con chi parlava di noi come dei viziati, dei fannulloni, degli egoisti o peggio ancora dei degenerati? E poi, se i “giovani” sbagliano – ammesso e non concesso che lo facciano – è davvero tutta responsabilità loro o non dovremmo prima di giudicare, farci un bell’esame di coscienza? Che modelli hanno avuto, in casa prima di tutto? Al di là appunto delle parole di biasimo - che non sono un esempio, ma solo un giudizio – che cosa hanno ricevuto quando con i loro comportamenti, look, mattane e mancanze, hanno espresso il proprio malessere? Chi fra adulti, i genitori, gli educatori, i cosiddetti esperti si sente realmente in diritto di scagliare la prima pietra?
Rubo da Franco Nembrini una citazione: “Questa gioventù è marcia nel profondo del cuore”. Sembra tratta da un twitter o un editoriale di stamattina, invece è incisa su un vaso di argilla dell’antica Babilonia nel 3000 a.C. Conclude Nembrini: “State sereni: il problema è antico”.
BELLI DI PAPA', il mio nuovo film, con un sorriso, parla anche di questo.