IO SONO CON TE è il frutto di un lungo e complesso lavoro di ricerca, e propone una lettura della figura di Maria e dell’infanzia di Gesù tutt’altro che convenzionale. E questo al di là di ogni giudizio di valore. In questo breve saggio a quattro mani scritto con Nicoletta Micheli per gli Atti del Convegno "Cristianesimo e Cinema" (Foggia, 25-28 ottobre 2011) (e rinvenibile nella sezione TESTI di questo sito), raccontiamo la genesi del film e ci addentriamo nello sforzo esegetico che ne sta alla base. Si tratta di un lavoro ampiamente debitore delle intuizioni di Maeve Corbo, a cui va ancora una volta la nostra riconoscenza. Non intendiamo certo fare sfoggio di erudizione, ma siamo convinti che gli argomenti sollevati nel film non debbano restare esclusivo appannaggio degli addetti ai lavori: sono questioni solo apparentemente specialistiche, bensì universali, al di là della religione stessa - o ne costituiscono il cuore, dipende dai punti di vista - e riguardano tutti, credenti e non, tutti nati da donna, tutti venuti al mondo con le medesime e inderogabili aspettative.
Siamo franchi: in questo scritto ci arroghiamo umilmente il diritto di dire la nostra in un dibattito sulla figura di Maria che va avanti da duemila anni. Mutuando intuizioni altrui che hanno acceso un interesse e un bisogno di comprendere e comunicare. Non abbiamo alcuna intenzione di sfidare la dottrina della Chiesa cattolica, ma pensiamo di offrire un contributo per illuminare aspetti della figura di Maria e dell’infanzia di Gesù che in un certo senso erano più o meno scopertamente sotto gli occhi di tutti, per quanto mai presi in considerazione nella loro totalità e interdipendenza.
Non si tratta di un’esegesi basata su chissà quali scoperte storiografiche o più o meno fondate ipotesi esoteriche: tutto quello che c’è da capire è scritto nei Vangeli, non ci siamo rivolti altrove. Punto di partenza di ogni nostra considerazione intorno al Cristianesimo resta la potenza rivelatrice dell'Incarnazione, postulato come Mistero fondante, ma a cui noi guardiamo interpellando costantemente la sua realtà fisica, fattuale ed evidente.
La nostra ricerca pone al centro le figure della donna e del bambino, senza farne dei feticci, o delle proiezioni ideali, ma rispecchiandone la realtà antropologica e ontologica, per quanto storicamente collocati.
Impropriamente, alcuni l’hanno letta come un dito puntato contro determinati aspetti della condizione femminile moderna e le conquiste sociali ottenute dalle donne - l'indipendenza economica e lavorativa, l'emancipazione dal ruolo esclusivo di madre e moglie, l’autonomia del corpo, la libera scelta in materia di riproduzione, ecc..
Altri l’hanno vissuta come una sorta di lettura proto-femminista di Maria, accettandola o respingendola a seconda del proprio schieramento d’appartenenza, come se la questione femminile fosse un portato esclusivamente moderno, quando la Bibbia stessa descrive una dialettica costante tesa a regolare e imporre divieti e prescrizioni del maschio sulla donna, proprio perché una questione femminile esiste da sempre.
Da parte nostra ci interessa poco classificare Io sono con te nella categoria del pro o contro. Altrettanto, respingiamo ogni tentativo di attribuirci giudizi contro chicchessia, che mai abbiamo inteso pronunciare. Se li abbiamo involontariamente espressi, chiediamo scusa.
Nicoletta è donna, madre, con un passato di militanza nei movimenti e sa bene quali e quanti lacci, oggi come ieri, attendono al varco le donne come persone, madri e agenti sociali. Altrettanto, come genitori, sappiamo bene che cosa comporti allevare dei bambini nella nostra società, strutturata a misura di adulti e in funzione del lavoro/mercato, senza il supporto di famiglie allargate e in un mondo che vive l’infanzia come un vincolo e non una risorsa. Insomma, viviamo in questo tempo, non ne aneliamo un altro.
Parimenti, pensiamo che in tutta evidenza esista una natura umana, regolata da dispositivi messi a punto attraverso una lenta, plurimillenaria evoluzione, e che sia assurdo ritenere di poterli stravolgere nel giro di neanche un secolo, a partire da condizioni, bisogni, contingenze e desideri che pretendono di non tenerne conto, asserendo che tutto è cultura e quindi relativizzabile.
Qui non si tratta di difendere la natura umana in astratto, ma promuovere il benessere della persona, a partire da quei passaggi fondamentali della vita di ognuno che proprio in virtù della loro centralità evolutiva appaiono più esposti all’interferenza e al deragliamento: la maternità, la nascita, l’infanzia. Passaggi ineluttabili senza cui non c’è vita e senza vita non c’è neanche lavoro, partecipazione alla vita sociale, scelte, libertà.
Guido Chiesa