A LEZIONE DI LAICITA'

Se c'è una passo che trovo formidabile della Messa è che inizia invitando tutti, incluso il sacerdote, a riconoscersi peccatori. Non uno o due, o gli Altri. No, noi, tutti noi.
Così, senza tanti preamboli, ti obbliga a dire: riconosci di aver sbagliato, in qualcosa e soprattutto verso qualcuno. Sia che tu sia consapevole del tuo sbaglio o che non lo sia perché lo hai rimosso o lo vuoi negare. Non importa: ti fa bene riconoscere che hai sbagliato, è sano ammettere che non sei perfetto o migliore, è uno straordinario antidoto all'arroganza.
Tutti devono farlo, incluso il Papa.
Un invito all'umiltà che da solo basterebbe a ricordare che un cristiano non deve mai scagliare la prima pietra.
Questo non significa costringerti a vivere nell'oppressiva dimensione del senso di colpa, come nessun passo del Vangelo invita a fare. Anzi, semmai il contrario: ti invita a liberarti dei tuoi fardelli, a sperare di stare meglio, a "lavorare" per non sbagliare più.
Neanche significa rinunciare a essere testimoni di Cristo e del Vangelo per paura di "urtare" qualcuno, ma che lo si deve fare sempre e comunque premettendo, come ha detto papa Francesco: "Io sono un peccatore. Questa è la definizione più giusta. E non è un modo di dire, un genere letterario. Sono un peccatore".
Una grande lezione di laicità, a pensarci bene.

p.s. non cambia nulla se tanti, a partire da molti uomini di fede, recitano senza cuore questo atto di penitenza o un secondo dopo lo disattendono: è lì, nessuno può dire di non saperlo o di non averlo sentito.