Questo post è da leggere unitamente al precedente dal titolo LO SCANDALO E L’IMBARAZZO, presente in questa stessa sezione NEWS. Ribadisco agli amici giornalisti, di qualunque testata: citate pure liberamente questo sito, ma indicatene per favore la fonte.
Viene riportato su alcuni blog e siti di orientamento cristiano, il parziale contenuto di una mia intervista all’Avvenire , il cui titolo annuncia “IO, DA ATEO A CREDENTE E IL MIO FILM SU MARIA". Pur dissentendo da quel titolo, sono lieto dell'interesse, ma spero che questo contribuisca ad aumentare l’attenzione sul film, piuttosto che sulla mia persona.
Alcune riflessioni sono però d’obbligo. La prima è che il titolo dell’Avvenire, come spesso capita, è inappropriato al contenuto dell’intervista: mai e poi mai ho detto di essere stato ateo. Semmai: non-credente, disinteressato, razionalista, ecc. Ma ateo no, quello mai, è una definizione che non mi appartiene e che trovo, per altro, infondata, dato che sono convinto che tutti crediamo in qualcosa e che questo sentimento, per quanto proteiforme, è pur sempre religioso , nel senso profondo del termine, sia che lo colleghiamo all’etimo “scegliere”, sia che gli preferiamo l’etimo “legare”. Purtroppo, come spesso capita, il titolista – dato che i titoli dei giornali non sono quasi mai decisi dal giornalista – non ha letto l’articolo o ha preferito una scorciatoia più consona ai suoi interessi o desideri.
La seconda è che la pubblicazione di alcuni stralci dell’intervista è accompagnata su questi siti da un trionfalismo che trovo azzardato, del tipo “e non è il solo che si converte!”, come se il mio percorso fosse una sorta di “caso esemplare” in una concomitante e travolgente conversione di massa sul modello tanto caro agli evangelisti americani. Sinceramente, guardandomi attorno, non vedo di che essere entusiasti. Per uno che si interroga, sono tanti quelli che abbandonano, come mi è facile dedurre dalla parrocchia dove le mie figlie frequentano il catechismo: il numero dei bambini scende ogni anno. Non possiamo sempre prendercela con il Nemico, sia essa la società dei consumi, il laicismo o la perdita dei valori. O il Demonio inteso come Altro, che non mi riguarda, che sta fuori di me. Se questo accade, qualche domanda dovremo pur porcela. Ad esempio, forse, che la Chiesa, in quanto istituzione, non ha sempre svolto il compito che gli è stato affidato nel modo in cui era tenuta, alienandosi la fiducia di molti. O che, forse, quella stessa Chiesa (sempre intesa come istituzione), attaccata invero da ogni parte, spesso con accuse infondate e gratuite, ha perso smalto, vigore e capacità di comunicazione, finendo talvolta per annacquare sé stessa e, soprattutto, la Verità che è chiamata a custodire. Io stesso, devo ammettere, non ho mai visto un uomo di Chiesa bussare alla mia porta e se ho incominciato a interessarmi a Gesù lo devo a delle donne, non certo a dei preti. Se non posso condividere la superficialità e l’ignoranza con cui molti attaccano la Chiesa - come se essa non fosse costituita da centinaia di milioni di fedeli o si trattasse di una sorta di club che può modificare la propria dottrina in base alle mode del momento - , altrettanto non posso fare finta di credere che siano tutte rose e fiori. Quello che il nostro film, umilmente ma senza modestia, si propone, è di fornire spunti di dibattito, interrogativi e proposte che riguardano tutti, perché le questioni che Gesù svela riguardano veramente ogni essere umano, inclusi i credenti che non possono mai chiamarsi fuori da nulla. Non è un film fatto per portare la bandiera di nessuno o per mettere gli uni contro gli altri, ma per domandare al cuore di ciascuno, nella convinzione che quanto è scritto nei Vangeli abbia qualcosa da dire a qualunque epoca, sotto qualunque sole, a qualunque nato da donna.