2013-11-15
EUGENIO, MA CHE STAI ADDI'?
Ci fa felici che il dottor Eugenio Scalfari, grazie al pontificato di papa Francesco, si ponga certe domande sulla vita, l'amore, la libertà e il male. Ma dopo aver manomesso e liberamente interpretato le interviste che il pontefice gli ha concesso, ora mi pare stia esagerando nel volergli attribuire intenzioni che ha mai espresso. Come quella di aver "di fatto abolito il peccato".
Lasciamo perdere che Scalfari la butti sempre in filosofia.
Lasciamo perdere l'uso improprio e demagogico del termine rivoluzionario,
Lasciamo perdere che Benedetto XVI dicesse le stesse cose (e, almeno dal punto di vista filosofico, con ancora maggiore consapevolezza).
Lasciamo perdere che forse il dottor Scalfari crede che solo le sue interviste raccolgano la summa del pensiero teologico di Francesco.
Ma come la mettiamo con queste dichiarazioni del pontefice:
"Anche il papa ha peccati da farsi perdonare... Il peccato è male. ma è anche l'occasione per sperimentare la misericordia di Dio" (udienza generale del 29 maggio 2013)
"Chi sono? Un peccatore che al quale il Signore ha guardato. Io sono un peccatore. Questa è la definizione più giusta. E non è un modo di dire, un genere letterario. Sono un peccatore" (intervista a Civiltà Cattolica)
"Anche i sacerdoti devono confessarsi, anche i vescovi, perché sono peccatori. Anche il Papa si confessa, ogni 15 giorni, perché anche il Papa è un peccatore" (udienza generale 20 novembre 2013)
Allora, dottor Scalfari, se il papa avesse abolito il peccato sarebbe caduto, come direbbe lei, in una contraddizione ontologica, perchè avrebbe negato la sua stessa esistenza. Oppure, possiamo dedurne che Lei legge solo Repubblica, e questo è un peccato (veniale).