VITO MANCUSO: chi corregge il correttore?

Conosco Vito Mancuso per i suoi libri, i suoi articoli su “La Repubblica” e le sue apparizioni televisive. A prescindere dalle sue tesi, mi è sempre apparso uno studioso preparato, capace di proposte meritevoli d’attenzione (una fra tutte, la necessità di aprire un dialogo tra fede e scienza).

Avevamo provato a contattarlo all’epoca di IO SONO CON TE, proponendogli la visione del film, con l’invito a presenziare a una delle proiezioni organizzate in quel periodo, oppure a esprimere pubblicamente la sua opinione, o anche semplicemente a inviarci, in forma privata, una breve nota di commento. A ogni contatto Mancuso fu gentile, promise di vedere il dvd del film e di farci sapere. Non lo abbiamo mai più sentito. A dire il vero, anche altri esponenti del mondo intellettuale che si occupano pubblicamente di Cristianesimo, magari partendo da posizioni opposte, ci hanno ignorato in identico modo: Erri De Luca, Enzo Bianchi, Corrado Augias, Antonio Socci, ecc. Possibile che non meritassimo nemmeno un cenno, una qualunque mail, magari anche densa  di critiche e osservazioni negative?

Ma non è di questo che voglio qui parlare, bensì della recente recensione di  “L’infanzia di Gesù” di Joseph Ratzinger a firma di Vito Mancuso apparsa su “La Repubblica” del 21 novembre scorso sotto il titolo “Quei racconti diversi sull'infanzia del Cristo”.

Ho letto solo alcuni stralci del libro, per cui evito ogni commento pro o contro il testo di Benedetto XVI. Altrettanto, non entro nel merito della recensione di Mancuso e della sua accesa critica alle tesi del Papa, ossia al tentativo di “Presentare il Gesù dei Vangeli come il Gesù reale, come il Gesù storico in senso vero e proprio”.

Benché mi sembri abbastanza priva di originalità l’insistenza da parte di Mancuso sulla presunta inconciliabilità tra i testi di Matteo e Luca (come se non potessero essere complementari e non vicendevolmente escludenti) e del tutto discutibile la diatriba sul luogo di nascita (scrive il teologo: “vi sono anche discordanze che non possono essere armonizzate (…) Gesù nacque o in casa dei genitori (Mt) o in una mangiatoia (Lc)”) dato che in nessuna parte del Vangelo secondo Matteo si dice che egli sia nato in casa dei genitori, il punto su cui mi interessa soffermare l’attenzione è un altro.

Egli scrive, poco dopo, continuando il gioco delle dicotomie tra i testi evangelici: “i genitori o fuggirono in Egitto per salvare il bambino dai soldati di Erode (Mt) o andarono al tempio di Gerusalemme per la circoncisione senza che i soldati di Erode si curassero del bambino (Lc)”.

Ora non bisogna essere dei teologi, dei biblisti o degli esperti di usi e costumi del popolo ebraico per sapere che:

1) la circoncisione si effettuava dopo 8 giorni, generalmente in casa e mai e poi mai al Tempio;

2) al Tempio, la madre si recava 40 giorni dopo la nascita - 80 giorni in caso il neonato fosse stata femmina - per purificare sé stessa dopo il periodo di separazione dalla comunità a causa della sua impurità post-parto. Se poi il bambino era un maschio primogenito, essa ci andava per offrire all’Altissimo un sacrificio di riscatto come stabilito dalla Legge mosaica, dato che ogni primo figlio apparteneva a Lui.

Notiamo per inciso che questi passaggi sono di fondamentale importanza per capire la posizione e il ruolo della donna nella religione ebraica vetero-testamentaria, ivi incluse le pratiche vessatorie di cui erano fatte oggetto, nonché la prospettiva del venire al mondo in quel contesto storico e religioso.

Di conseguenza Mancuso compie ben due errori in una sola frase (lasciandoci per altro con un quesito risibile: chi vieta di sostenere che la fuga in Egitto possa essere avvenuta cinquanta, cento, duecento giorni dopo la nascita di Gesù? Anche qui, non una riga del testo di Matteo vieta di supporlo).

Nulla di grave, se a scrivere sul secondo quotidiano italiano non fosse un noto teologo - che tra  l’altro in quella sede attacca un altro teologo contestandogli la mancanza di fondatezza storica delle sue tesi.

Da quale pulpito predica il signor Mancuso? Su quale conoscenza della Bibbia fonda le proprie critiche, se inciampa così platealmente in ben due capisaldi della religione ebraica?

Sono sicuro che si tratti di una svista e nulla toglie ai meriti del popolare teologo, ma, forse, prima di voler impartire lezioni agli altri, occorrerebbe studiare e, come si faceva a scuola, saper ripetere.