ETTY HILLESUM

Negli ultimi mesi ho scoperto Etty Hillesum. Nicoletta Micheli mi ha suggerito la lettura del suo DIARIO e delle sue LETTERE perché aveva in mente di trarne un film, ma il trinomio “Shoah-diario-esperienza religiosa” non mi attirava più di tanto. Per i primi due elementi, pensavo, basta Anna Frank. E per la parte religiosa, che bisogno avevo dell’esperienza di una giovane ebrea non osservante?

Dopo averli letti, qualunque cosa dicessi a proposito degli scritti di Etty Hillesum peccherei come minimo di approssimazione. O arroganza. Per cui, a chi interessa, invito a leggerli e basta così. Per chi vuole poi approfondire, ci sono molti libri in commercio, tra cui consiglio caldamente “Etty Hillesum: umanità radicata in Dio” di Fratel MichaelDavide (edizioni Paoline).

Sia chiaro: il suo DIARIO e le sue LETTERE non sono letteratura, benché scritti con sublime efficacia. Non sono nemmeno filosofia o psicologia, per quanto contengano aspetti di entrambe. E non riguardano più di tanto la Shoah. Potrebbero essere stati scritti da un gulag o da una nave di schiavi, dal deserto turco tra gli armeni deportati o da Srebrenica sotto assedio. Per leggerli occorre prima di tutto cuore, perché è vero che non è necessario vivere un genocidio per capire che cos'è. Per vedere e vivere il dolore non c'è bisogno di andare lontano: basta guardarci attorno, pensare alle persone care che stanno male, a chi muore e non vedremo più su questa terra. Talvolta basta guardarci dentro.

La Hillesum propone, con il suo corpo e la sua bella mente, una sfida all’esistenza, all’umanità. Il punto, uno dei punti è: riusciamo a trovare un senso, un senso bello, ricco di significato e pace - non puramente negativo o reattivo - nel male, nel dolore, nella sofferenza, anche in quella atroce e apparentemente insensata di milioni di bambini, anziani e individui inermi mandati a morire nei campi di sterminio? Siamo in grado - di fronte al male che subiamo o che vediamo compiere - di sottrarci al circolo vizioso dell’odio, rabbia, rivendicazione, risentimento, vendetta, auto-distruzione? Possiamo opporci al male senza imitarlo, anche inconsapevolmente? Riusciamo a trovare un senso alla morte senza invocarla?
La Hillesum dice a voce forte e piena di poesia: sì.
Se questa ragazza ha ragione, non possiamo che fare i conti con quello che ha da dirci. Oppure è pazza.

Da quando l’ho letta, ho messo in discussione così tante cose da non riuscire a smettere. Insomma, come si dice, mi ha "toccato" dentro. Bello e raro a una certa età. La sua vita piena di cadute e innamoramenti “sbagliati” me la rendono vicina e cara. Il fatto che fosse giovane e lontana da Dio ancor di più. Non come una “maestra”, ma un’amica sconosciuta e generosa che mi mostra una strada.